-Fantastico! – Urlano bimbetti dalle lunghe gambe sottili.
Il Napoli ha segnato. Anni ’80, Jovanotti va’ alla grande e un argentino basso e talentuoso sembra assumere le fattezze viventi di un riscatto sociale.
-Fantastico! – Urlano bimbetti over 30 ma anche 40/50/60 dalle tozze e pelose gambe alla curva dell’Olimpico.
– No, fermatevi n attimo, ci so ‘disordini-; Chi caccheruno s’è fatto male. E’ dì i nostri-. Tronfio sulle gratinate a braccia e gambe aperte si dimena Genny, emblema di una generazione. Emblema?!
Viene chiamato a negoziare lo svolgimento della partita Roma- Napoli.
Al Gemelli un ragazzo è in fin di vita; un altro, sempre in ospedale, ferito, è piantonato dalla polizia. Si sono scontrati, sparati, feriti. Cariche sì, e carichi, soprattutto, di rabbia e di veleni.
Uno solo fra i due ha sparato, ma questo – mentre il nostro Genny a’ carogna procede con le trattative pro match- ancora non si sa.
Un anno dopo. Roma, stadio Olimpico. Un mega striscione campeggia sugli spalti: CHE COSA TRISTE…LUCRI SUL FUNERALE CON LIBRI E INTERVISTE.
Il tifoso napoletano non c’è più, Genny sì, ma non è più fra i protagonisti. Si è beccato il Daspo per 5 anni.
<Fantastico!>. Urleranno ancora bimbetti fra qualche anno, mese o giorno. Fantastico vincere una partita, accendere l’incenso, concentrasi, affidarsi alla Madonna e, madonnare, se l’immagine iconoclasta invocata non sta facendo quello che le è stato chiesto.
Avrà smadonnato il copilota suicida prima di andare a schiantarsi? L’avrà fatto o no, nei giorni precedenti?! Probabilmente non aveva più neanche la lucidità per farlo. Probabilmente. La psiche divora, ti fagocita perfino i sentimenti. Anche quelli esasperanti.
Gesto deprecabile, infame, spregevole. Dilemma: gesto malvagio? La retorica e le sovrastrutture di cui siamo imbottiti spingono a dire sì, senza tentennamento alcuno. L’idea di una scolaresca estratta a sorte che si polverizza contro una montagna ci induce a dire sì. Le hostess, i padri, le madri, le mogli, le figlie, le nuore, sì, ci fanno dire sì, d’istinto. Tutta questa nostra farsesca società dice sì. Deve dire sì. Perché le stragi, si sa, sono fatte dalla quantità. Non dalla qualità. O meglio, la qualità di una strage è proprio in funzione e in virtù della sua quantità. Volgarmente? Di quanta piu’ gente muore. Ma qual è il discrimine tra una strage di quantità e una di qualità, se quest’ultima viene perpetrata a suon di business e di tante, piccole, innumerevoli singole storie che arrivano a farne una di proporzioni quantitativamente significative!? Il discrimine è solo il tempo, diluito, allungato, dilazionato, ma mai fermato. In questo panta rei tutto diverrà non una semplice strage, diverrà un sistema di stragi o una strage di sistema.